Dopo tanto tempo ritorno a pubblicare qualcosa
sul blog!!!
Inizio con il dire che mi scuso se non ho più
continuato il racconto del viaggio e di cosa mi sta succedendo, ma sono in
mezzo al nulla, e trovare una connessione abbastanza decente per poter
pubblicare il blog mi risulta difficile. Ma non perdiamoci in scuse e facciamo
il punto della situazione.
I questo momento mi trovo vicino a Byron Bay,
a 200 km da Brisbane in una farm di mirtilli in cui sto lavorando per mettere
da parte i famosi 88 giorni che mi servono per poter estendere il visto di un
altro anno.
Tutto è partito da quando sono tornato dal
viaggio in Nuova Zelanda, viaggio del quale tornerò a parlare nei prossimi
post, ora volevo solo aggiornare la mia situazione a chi non ha facebook e
aspetta il blog per sapere mie notizie, che per inciso ho scoperto essere in
tanti, e di questo non posso che esserne onorato.
Come dicevo tornato dal viaggio, sono rimasto
solo più pochi giorni a Brisbane, giusto il tempo di mettere apposto qualche
pratica burocratica e di trovare una macchina, cosa che non è stata per niente
semplice.
In pochi giorni ho girato mezza città in cerca
di concessionari che avessero qualche “buona” offerta in proporzione al nostro
budget. Dico nostro perché è insieme a Michelangelo, un mio ex compagno di
classe romano in Browns, che ho deciso di andare alla ricerca di una benedetta
farm.
Dopo essere stato in almeno una decina di
concessionari di usato, ero abbastanza disperato, in quanto non trovavo niente
di per lo meno decente, se la macchina era in buone condizioni, il prezzo era
troppo alto, e se il prezzo era abbordabile, era un miracolo se stava ancora
tutta insieme.
Un discorso a parte va fatto per i
chilometraggi che ho visto. Ora, io ammetto di non essere un grosso esperto di
motori, cosa che per altro ha reso la mia ricerca ancora più difficile, ma più
o meno ricordo quello che vedevo in Italia, e quando una macchina supera i
150.000 km è praticamente da buttare, e anche se tenuta in buone condizioni, da
noi vale meno di niente. Qui 150.000 km vuol dire che la macchina è
praticamente nuova, ho visto macchine con più di 400.000 km, e se si vuole
stare sotto i 3000$, il chilometraggio medio non scende sotto i 250.000. Non ho
idea di come le fanno le macchine qui, e capisco che la concezione di distanze
che abbiamo noi non è neanche lontanamente immaginabile a quella che hanno qui,
ma vedere macchine del 1985 con 390.000km vendute a prezzi anche alti di sicuro
fa un attimo riflettere.
L’altro problema è quando ti trovi davanti a
una macchina che sembra nuova, neanche un graffio, gli interni perfetti, con
80.000km a 1.500$
Io che sono italiano e quindi sospettoso ci
sto ben lontano da un’offerta del genere.
Quindi non resta che affidarsi alle
conoscenze, per fortuna o per sfortuna, ancora non lo so, ho provato a chiedere
alla mia padrona di casa se conosceva qualche posto affidabile e lei
prontamente mi ha dato il numero di una sua amica che ha venduto auto per una
vita e che anche se è in pensione è ancora nel giro, e che di lei si fida.
Parlando con lei, mi chiede quanto voglio
spendere, quanto ho intenzione di viaggiare e altre cose, alla fine mi dice di
avere una macchina che fa per me.
Il giorno dopo la vado a vedere, la macchina è
una Mazda 626 station wagon del 1994 con 290.000 km, tenuta molto bene e quasi
senza un graffio.
Ci faccio un giro e vedo che non sembra andare
male, quindi concludiamo l’affare.
Ora non mi resta che sperare che non ci lasci
a piedi nel mezzo del nulla.
Due giorni dopo aver comprato la macchina
decidiamo di partire, lasciare Brisbane, sta volta definitivamente, e andare
alla ricerca di una farm in cui riuscire a lavorare.
Inutile dire che il 18 Aprile è stata una
delle giornate più tristi da quando ho messo piede per la prima volta a Brisbane,
quel capitolo della mia vita si chiudeva per sempre, avevo visto tante persone
partire, ma non ero molto preparato al giorno in cui sarei stato io quello che
avrebbe lasciato quella città che per mesi mi aveva accolto.
Salutare quelle poche persone che ancora erano
rimaste non è stato per niente facile, e vedere la città scorrere dai
finestrini è stato un duro colpo che mi ha accompagnato per diversi giorni,
perché ovunque mi porterà la vita, Brisbane è e sarà per sempre un posto in cui
mi sentirò a casa ogni volta che ci tornerò, perché quello del 18 Aprile non è
stato un addio.
Ma bisognava guardare avanti, e impegnarsi,
perché stava per arrivare uno dei momenti più difficili, da quel momento non ci
sarebbe stata più pausa fino a che non si fosse trovato lavoro.
Attrezzati con il necessario per poter
sopravvivere e dormire in macchina, siamo partiti alla volta di Byron Bay
perché dovevamo incontrare un mio vecchio amico, uno di quelli conosciuti
appena arrivato, che prima di Natale era partito a sua volta per le farm, e ora
che aveva finito stava tornando a Brisbane.
Abbiamo deciso di incontrarlo sia perché
comunque faceva piacere rivedere un amico dopo tutti quei mesi, e poi perché
avendo vissuto in prima persona l’esperienza delle farm, poteva raccontarci
qualcosa e darci qualche consiglio.
Detto fatto, passato una piacevole serata in
compagnia, il giorno dopo ci si saluta e non sapendo ancora bene in che zona
dell’Australia cercare il lavoro, decidiamo di spendere qualche giorno vicino
Byron Bay, e girare fermandoci in ogni farm o simile a chiedere se cercano
lavoratori o se conoscono qualcuno che ne ha bisogno. I primi due giorni non
sono un grosso successo, ci sentiamo solo dire che ora non è stagione di quasi
niente se non delle macadamia, che sono una specie di nocciola che hanno qui.
Passiamo le giornate tra le vie sperdute in mezzo ai campi, i paesini, se così
li vogliamo chiamare con 10 case, finchè non arriviamo in un paese chiamato Bangalow dove dal giornalaio
mi regalano un libretto con dentro tutti gli indirizzi, e numeri di telefono
delle attività della contea. Aperta la sezione farm, si inizia a chiamare a
raffica tutti i numeri di telefono, parlando principalmente con segreterie
telefoniche in quanto è sabato mattina. Di un minimo interessati ce ne sono
due, uno che ha una farm di mandarini che ci prende i nomi e i numeri di
telefono dicendo che per ora sono fermi ma nel giro di una ventina di giorni
iniziano a raccogliere e che ci metteva in lista per essere chiamati, e uno che
coltiva Guava, o come accidenti si dice, un frutto che sinceramente non so
neanche che sia, che come il primo segna i nomi e li mette “in lista”. Un po’
scoraggiati dall’insuccesso decidiamo di rimanere comunque in zona, 98% di
quelli chiamati sentiranno il messaggio lunedì mattina, magari ce ne sarà uno
che risponderà. Per dovere di cronaca, nei giorni seguenti, nessuno ci ha
richiamati, neanche chi ci aveva “messo in lista”.
Fattostà che siamo sul punto di decidere che
tanto cercare porta a porta di sabato è inutile, è tutto chiuso, quindi di
prenderci il week end per stare al mare e rilassarci un pochino, quando
riceviamo una chiamata da un signore che dice che vorrebbe parlarci a
quattr’occhi nel giro di un’oretta e mezza.
Ritorna un goccio di speranza, troviamo la
farm, ma dobbiamo aspettare un po’, perché non sono a casa, quindi ci andiamo a
svaccare su un prato e a goderci un pochino il sole splendente di quella
giornata.
La farm si chiama Blueberry Fields, si trova a
Brooklet, un paesino a 10 km dal mare e 20 da Byron Bay.
Ci
presentiamo all’appuntamento nello stesso momento in cui i proprietari stanno
arrivando a casa, ci presentiamo e ci fanno un paio di domande. Il proprietario
si chiama Otto, la moglie Lynette, e ora come ora non è stagione di raccolta,
quindi non hanno lavoro come pickers (raccoglitori) ma fortuna vuole che stanno
montando delle reti anti uccelli su un campo e ci dice che ha lavoro per un
paio di giorni, ma che dopo non assicura niente. Ovviamente accettiamo senza
obbiettare, anche se pochi giorni, sono comunque qualcosa. Ci chiedono anche se
abbiamo una sistemazione, diciamo che abbiamo attrezzato la macchina per
poterci dormire dentro e che non è un problema.
Facciamo per andare via, quando vediamo Otto
che ci viene incontro e ci dice che se vogliamo, hanno un container in
giardino, che se vogliamo restare li a dormire possiamo, dobbiamo solo metterlo
apposto perché ora è usato come ripostiglio ed è pieno di schifezze.
Che dire, siamo senza parole, ringraziamo e
andiamo a vedere. Il container è uno di quegli sgabbiotti che si vedono nei
cantieri che vengono usati come ufficio, non è malaccio, è solo pieno di roba
da buttare via, ci fanno vedere che nel capanno affianco c’è anche il bagno e
la cucina che possiamo utilizzare senza problemi dato che è tutto staccato
dalla loro casa.
Iniziamo a pulire, ci mettiamo quasi tre ore a
rendere quel posto per lo meno vivibile, ammazzando tutti i ragni e buttando
tutto nella spazzatura, ma alla fine ha le sembianze di una camera con due
letti due tavoli e un divano. Non si può chiedere di meglio.
La sera, Otto ci dice che dato che siamo qui,
se vogliamo possiamo iniziare a lavorare anche l’indomani anche se sarebbe
stata domenica. Dato che la prima impressione è quella che conta, diciamo senza
il minimo dubbio di si, che non ci sono problemi, e così iniziamo a mettere e
chiudere delle reti sopra un campo di piante di mirtilli.
Il tutto senza sapere quanto ci avrebbero
pagato, e senza sapere quanto e se ci avrebbero tenuto.
Da quel sabato in cui ci sono stati assicurati
due o tre giorni di lavoro, sono passate tre settimane prima che finissimo di
coprire tutto il campo con le reti, Otto e Lynette si sono dimostrati
gentilissimi e disponibilissimi in tutto e per tutto, facendoci lavorare anche solo
3 o 4 ore al giorno per poter allungare il lavoro e mettere da parte più giorni
possibile, l’unica cosa che ci manca per poter dire di essere davvero apposto è
Internet, qui nella nostra stanza il cellulare non prende neanche una tacca,
per poter parlare bisogna uscire nel prato, e per quanto loro abbiano una
connessione, non la possiamo usare, in quanto è molto limitata, hanno solo 7gb
al mese e non ci si fa niente.
Per il resto ci siamo sistemati benissimo,
abbiamo il mare e Byron Bay a 15 minuti di macchina, non dobbiamo dormire in
qualche area di servizio, e finito il lavoro con le reti ci hanno proposto di
restare fino a Febbraio del prossimo anno, per ora la stagione di raccolta
piena non è ancora iniziata, c’è solo uno dei 20 campi che hanno che da frutti,
quindi per ora sopravviviamo raccogliendo quel poco che c’è e riparando una
vecchia rete su un altro campo, aspettando che inizi il pieno della stagione di
raccolta che dovrebbe essere fra un mesetto o due al massimo.
In questi giorni oltretutto stiamo anche
lavorando poco perché il tempo non è il massimo, e quando piove non si può fare
niente.
Ma sono felice di come sia andata, non nego
che prima arrivare qui, avevo i nervi a fior di pelle, non sapevo se avrei
trovato lavoro, e se fossi riuscito a fare gli 88 giorni entro fine Agosto, ora
le prospettive sono buone, ho già fatto più di 30 giorni, Otto e Lynette mi
hanno assicurato che non sarà un problema il rinnovo del visto (tempo
permettendo), e devo anche dire che la paga è buona, o meglio, in realtà è poco
più del minimo che ci possano pagare, ma il fatto è che per quanto sia il
minimo, con una settimana piena di lavoro, prendo tanto quanto un mese intero
in Italia, ma questa non è la farm, questa è l’Australia, e qui è normale.
Quindi… questo è il riassunto del mio ultimo
mese e mezzo di vita, come dicevo non avendo una connessione a casa devo venire
a Byron Bay a connettermi nelle agenzie per backpackers , quindi non so quando
riuscirò a pubblicare atri post, credo che nei prossimi racconterò di come sia
andato il viaggio in Australia e Nuova Zelanda, che per inciso è stato uno dei
più belli della mia vita, dopo New York ovviamente!!!
Cercherò anche di caricare qualche foto se
internet funziona bene.
Per il momento vi saluto ringraziando chi si è
appassionato al blog e mi ha chiesto di aggiornarlo, non credevo di essere
seguito così tanto.