lunedì 29 luglio 2013

Byron Bay - Brisbane


E’ mattina, fa caldo, più caldo che a Sydney, dopo un breve giro in città, la notte prima, abbiamo optato per appostarci in una via secondaria un po’ fuori Byron Bay, io mi sveglio per primo, Luca dorme ancora, scendo dalla macchina e faccio una passeggiata, scopro che siamo vicini a un centro commerciale, dove entro e compro un po’ d’acqua.
Tornato alla macchina decido con Luca il programma della giornata, e la prima tappa è Nimbim, un paese sperduto fra le “montagne” se così possiamo chiamarle della zona, a una 50na di chilometri da Byron Bay. Togliamo subito ogni dubbio, dicendo che questo micropaesino è famoso per essere una sorta di comunità Hippie, entrare a Nimbim è un po’ come entrare in un varco spazio-temporale e ritrovarsi a Woodstock.
Il paese di per sé è minuscolo, una via di 150 metri dove ci sono tutti i negozi e basta! Finito li! Ma l’ambiente è unico, da una parte tutta la gente visibilmente in piena indigestione da sandwich (how i met your mother docet) per strada, dall’altra tutti i turisti venuti per visitare questo piccolo angolo di Australia e a degustare i famosi panini della zona che sembrerebbero essere tra i più economici e buoni.


















I negozi sono a mio parere bellissimi, e la mentalità molto easy di questo paesino si riflette anche negli orari di apertura di un negozio di vestiti.




Dopo aver passato un piacevole mattinata in questa piccola Amsterdam australiana, torniamo a Byron Bay. La nostra meta è il faro che predomina la città. E’ una passeggiata molto rilassante dalla quale si può ammirare il panorama fantastico della main beach, che si estende per parecchi chilometri a sud di Byron, dove i surfer un po’ più navigati cavalcano le alte onde che arrivano dall’oceano aperto. Questa spiaggia è un po’ più periferica, mentre quella sul quale si affaccia il paese è a Nord del faro, a differenza della prima ha le correnti molto più deboli in quanto è parte di una grossa insenatura che permette ai surfer principianti di allenarsi in acque più calme.
Ma come sempre è meglio lasciare la parola alle immagini che spiegano molto meglio il paesaggio.













Altra particolarità di questo promontorio è il fatto che è il punto più a Est di tutta l’Australia






Non c’è molto da dire di Byron Bay, è un tipico paesino di mare, pieno zeppo di ostelli e di gente di passaggio che viene per la fama di essere una delle zone più turistiche della costa Est, i surf camp abbondano, e ora che ci sto vivendo anche di inverno posso dire che la sua fama se la merita tutta, anche se in bassa stagione ovviamente è meno popolata. La cosa che mi piace di Byron, e che per altro ha in comune con molti posti in Australia è il fatto che per quanto sia una delle mete più conosciute, non c’è tutta quella ressa che contraddistingue località di mare italiane come potrebbero essere Rimini o Riccione, e un’altra cosa che apprezzo un sacco di questo Paese è l’assenza di stabilimenti balneari. Tutte le spiagge sono libere, anche perché sicuramente fallirebbero dopo 5 minuti, con tutti i chilometri di spiagge a 2 minuti dai centri abitati sarebbe una follia sperare che la gente paghi per qualcosa che potrebbe avere facendo 3 chilometri in macchina, anche se questo succede eccome in Italia, non posso non pensare alle mie vacanze in Toscana, chilometri e chilometri di spiagge libere e tutti a pagare le sdraio una follia per avere 50 centimetri quadrati di sabbia piuttosto di camminare 200 metri. Io sarò fissato, ma vivere qui mi ha provocato la critica facile al nostro “bel paese”.
Tornando al nostro viaggio, ci prendiamo due giorni di totale relax nel quale provo anche questo benedetto Surf che qui è popolare come il calcio da noi…
Provato e ahimè miseramente fallito, in quanto dopo 20 minuti che annaspavo in acqua tentando di muovermi senza risultato, sono stato sbattuto contro degli scogli ricavandone la schiena totalmente graffiata e sanguinante. Non so come, ma continuavo a “remare” ma senza spostarmi di mezzo centimetro finchè la corrente ha avuto la meglio. Dopo questa esperienza ho capito di adorare gli sport acquatici ma solo se l’acqua è sotto forma di piccoli cristalli ghiacciati.
Non è detto che in futuro ci ritenterò ma ora come ora non ne sono molto attirato, forse mi manca la giusta motivazione. Tanto meglio, ne approfittiamo per fare un po’ le lucertole e goderci la pace e la serenità di essere in vacanza senza nessuna preoccupazione per la testa.
Passata anche questa parentesi, la prossima tappa è il ritorno a Brisbane, dove passeremo una notte per poi prendere l’aereo che ci porterà finalmente in Nuova Zelanda. Ma prima facciamo un’ultima tappa in Gold Coast, dove in teoria dovremmo incontrare una nostra amica ma che invece era salita a Brisbane, e anche per far fare un ultimo giro a Luca a salutare uno dei posti che ha fatto parte della sua vita australiana. La giornata non è il massimo, è abbastanza nuvolosa, quindi restiamo poco, nel tardo pomeriggio torniamo nuovamente a vedere lo skyline che per mesi è stato sinonimo di casa.
Facciamo tappa nella casa in cui ho vissuto negli ultimi mesi per farci una doccia, sistemarci e prepararci per il giorno seguente.
E qui si conclude la prima parte della nostra avventura. Stanchi dai tanti chilometri, abbastanza puzzolenti per le poche doccie fatte, passiamo l’ultima sera a Brisbane incontrando Natacha e Daniela, due nostre amiche di scuola e nell’appartamento della Browns in cui tutte due abbiamo vissuto, e dove ora vive Andrea, un ragazzo milanese con il quale siamo amici e con il quale passiamo una bella serata.



Finalmente ci si addormenta in un letto vero, dopo 6221 chilometri in10 giorni alle spalle e con la mente proiettata al prossimo viaggio.


martedì 16 luglio 2013

Sydney


E finalmente siamo s Sydney!!! La capitale dell’Australia……… o come molti di quelli che ho conosciuto credono. Quindi smentiamo una volta per tutte questo falso mito nato da non so bene cosa, Sydney è capitale si, ma del New South Wales, non dell’Australia!
Appena arrivati salta subito all’occhio la grandezza di questa città, dall’inizio del centro abitato alla vista dello skyline del centro ci passa quasi un’ora di macchina, e anche il centro città non ha niente a che vedere con Brisbane. E’ grande, immenso, o meglio, è tale per uno ormai abituato al centro molto concentrato di Brisbane.
Un groviglio di strade, tunnel e ponti che senza gps eravamo ancora li a girare cercando l’ostello. E’ anche grazie anche a questo gomitolo di strade che un mese dopo mi ritrovo a pagare qualcosa come 8 o 9 multe per pedaggi non pagati, si perché un’altra caratteristica delle strade australiane è che sono gratuite. Quasi tutte, ma ce ne sono alcune, principalmente quelle che passano in città che sono a pagamento, la fregatura sta che se uno non lo sa rischia come noi di ritrovarsi poi con quasi 300$ di multe per non aver pagato tunnel, circonvallazioni e quant’altro.
Stupidi noi che non ci siamo informati prima, quello è vero, però anche sti australiani, non hanno fatto le cose proprio per bene, le strade a pagamento sono segnalate da semplicemente una scritta sul cartello all’inizio della strada che dice TOLL e da qualche telecamera messa qui e là, che se come noi non ti eri informato prima, puoi pensare benissimo che siano semplici autovelox, invece ti fotografano la targa e poi sei tu che devi andare sul sito della strada che hai percorso, e dire che sei passato di li, metti il numero della carta di credito, e automaticamente ti tolgono quello che devi pagare, hai 3 giorni di tempo per farlo o ti arriva il conto con 30-40 $ di multa per aver sforato i 3 giorni. La cosa bella è che neanche ti dicono quanto devi pagare, ti dicono semplicemente che nel giro di 5 giorni ti verrà accreditato il pedaggio. Altra cazzata è che di siti delle strade a pagamento non ce n’è solo uno, ma 3 o 4 per ogni città, quindi tu devi anche capire quale devi visitare.
Questa storia delle strade è uno dei grandi difetti che sono presenti in mezzo ai grandi pregi di questo Paese, e dopo aver ricevuto tutte quelle multe, parlando con gente del posto mi hanno detto che effettivamente è un problema, e che ci sono grandi lotte in atto per risolverlo.
Ma tornando a noi, arriviamo in ostello a King’s Cross, una delle zone diciamo più allegre della città, la via è piena zeppa di ostelli, locali e discoteche. Non è malaccio come zona, da un lato mi ricorda le vie del village di New York, forse per la tipologia di costruzioni, ma niente a che vedere con Brisbane, si sente molto più la pesantezza di essere in una grossa città.
Ci sistemiamo e ci facciamo una doccia, nel frattempo incontriamo un amico del ragazzo a cui abbiamo dato un passaggio fin qui che è a Sydney da qualche settimana e ci porta subito a vedere il centro, la baia e l’Opera House.
Dopo aver camminato un sacco finalmente arriviamo davanti al simbolo dell’Australia stessa, l’edificio che viene subito in mente quando uno pensa a questo Paese.
L’Opera House sta all’Australia come la Statua della Libertà sta all’America, e non ho fatto a caso questo esempio perché l’impressione che mi ha dato è esattamente la stessa… E’ piccola!!!!!



O meglio, non è piccola, anche Lady Liberty non è minuscola, ma dalle foto che ho sempre visto devo dire che me la immaginavo molto più grossa.
Ciò non toglie il fatto che io sia comunque molto felice di averla davanti agli occhi, è una di quelle cose che nella vita vanno viste, se non altro per la fama che circonda questa costruzione. Senza nulla togliere alla bellezza delle guglie che la contraddistinguono, soprassedendo il fatto della grandezza a cui ho accennato prima, è un bello spettacolo per gli occhi, e il fatto di averla vista di notte per la prima volta, ha sicuramente raddoppiato l’effetto stupore. Si perché di notte uno può dire quello che vuole, ma anche la città più grigia diventa magica, le luci dei grattacieli, l’Harbour Bridge che domina la baia sottostante, la poca gente in giro… tutti dettagli che rendono questo centro città molto bello e suggestivo, un’altra tacca da segnare nel libro Obbiettivi vita.




Dopo un breve giro in centro torniamo in ostello a riposarci un po’ e a dormire finalmente in un letto vero, la stanchezza dei 2000 e più km si fa sentire.
L’indomani mattina decidiamo di tornare a farci un giro in centro per vedere la baia di giorno e fare le foto di rito.
Grazie alla segnalazione del mio amico Emiliano che ha vissuto a Sydney i primi mesi di visto, trovo anche la piazza dove è stata girata una scena di Matrix, per l’esattezza la scena della ragazza con il vestito rosso che è questa…



Non so perché ma mi piace un sacco visitare le location dei film che ho visto, è una sensazione strana, e se c’è una cosa che mi piace di più è solo il lasciare un segno nei posti che sono stato, fior fior di psicologi avrebbero tanto lavoro con me, ma me ne tengo alla larga come fossero la peste, quindi andiamo avanti.
Devo dire che di giorno ho rivalutato un po’ questa città, appena arrivato ero un po’ scettico per la dimensione, ma dopo qualche ora mi rendo conto che comunque è proprio una città Australiana, se forse come già detto si sente di più la pesantezza di vivere in una città di Brisbane, è al tempo stesso molto lontana dai canoni Torinesi o Milanesi al quale siamo abituati, ma questo credo dipenda dal fatto che sia una città molto nuova, e ci sono molti spazi verdi, che aiutano a sfuggire ogni tanto dalla frenesia che popola le strade di una grossa metropoli.






Dopo pranzo, decidiamo di andare a visitare l’acquario, altra attrazione turistica della quale si sente molto parlare, chiunque sia passato a Sydney, ha una foto nel tunnel di vetro che passa sotto la vasca degli squali, quindi per ovvie ragioni, io non l’ho fatta e me ne guardo bene. Ma un giro tra vasche e pesci ci alletta un po’ tutti.
Molto carino, niente da dire, ma anche qui forse avevo riposto un po’ troppe aspettative. Troppa gente che me ne aveva parlato come l’acquario più figo della terra, in realtà a parte il tunnel di vetro che si è carino ma alla fine vedi i pesci sopra invece che di fianco, non è tanto più bello per esempio dell’acquario di Genova. Forse tutti ne sono così entusiasti perché gli acquari questi non sono così comuni in giro per il mondo, quindi per molti sono una novità… Boh…
Comunque è stata una passeggiata carina, e rilassante, se si ha tempo per stare un po’ in città merita un giro.
Il sole inizia a tramontare, Giacomo e il suo amico tornano in ostello, io e Luca decidiamo di restare ancora un po’ in centro. Facciamo cena in uno dei pub più belli in cui sia mai stato. In realtà anche li credo abbia fatto molto più la situazione del posto in sé, ma ci siamo scofanati una bella bistecca con vista sulla baia al tramonto. L’euforia di essere nel pieno del viaggio, ancora tante tappe davanti, la consapevolezza di essere in una città dall’altra parte del mondo, in un posto che tutti conoscono ma che in pochi hanno visto o vedranno mai, la complicità che si è venuta a creare con Luca, l’amicizia che si rafforza sempre più, fa si che quella cena acquisti un valore aggiunto che le fa guadagnare un posto nella mia memoria per gli anni che verranno. Non saprei spiegarlo bene, ma ogni tanto capita di essere in un posto o una situazione che di per se non sono niente di particolare, ma ci si ferma un attimo a pensare a dove siamo, a cosa abbiamo fatto e cosa stiamo facendo, e quando succede, anche il posto più normale del mondo assume un valore e un significato molto più profondo nei nostri cuori.
Tornando in ostello ho l’opportunità di dare sfogo a una delle mie passioni più malate di sempre. Le foto da maniaco. Ormai lo dico pubblicamente, tanto non è più un segreto, ma adoro fare foto a delle persone (specialmente ragazze) nelle pose più naturali possibili, senza che loro lo sappiano, sono dell’idea che siano molto più belle di quelle fatte in posa. E camminando mi è apparsa davanti agli occhi questa scena, e non chiedetemi cosa aveva di speciale, infondo è solo una ragazza seduta in un parco, ma mi è venuta voglia di farle una foto. Magari è solo una mia malattia mentale, giudicate voi…




Finita la giornata si va a letto che il giorno dopo ci aspettano altre due tappe fisse per chi viene a Sydney. Bondi Beach e le Blue Mountains.
Sveglia presto, valigie in macchina e via, direzione Bondi Beach. Per chi non la conosce, spiego velocemente, Sydney è costruita in riva all’oceano, la costa è caratterizzata da scogliere in alcuni punti anche molto alte, fa eccezione una “piccola” spiaggetta dove i surfisti si ritrovano in massa a cavalcare le onde appena hanno mezz’ora di tempo per farlo. E’ a una ventina di minuti in macchina dal centro, e come in altre occasioni preferisco lasciar parlare la mia macchina fotografica.







Avevo un’amica conosciuta su internet che ha vissuto qui vicino per qualche mese, e ogni volta postava qualche foto quando andava a lavoro in un bar qui vicino, e se l’Opera House me l’aspettavo più grande, decisamente Bondi Beach me l’aspettavo molto più piccola, dalle foto purtroppo non rende, ed io ero abituato a vederla su google earth, e in confronto alla grandezza di Sydney effettivamente è una briciola. E’ interessante anche constatare che nonostante sia un martedì mattina  qualsiasi, di gente che cavalca le onde e che prontamente poi va a lavoro ne è piena la spiaggia. Non è male come stile di vita se ci si pensa, ti svegli presto, ti fai una bella surfata, e poi via in ufficio. Ne approfitto per rubare qualche scatto come la sera prima, secondo me non sono male… oh, c’è chi è ispirato a fare le foto ai paesaggi, chi agli animali, io mi sento ispirato a fare le foto alle ragazze nei loro atteggiamenti quotidiani.







Prossima tappa, Blue mountains…
Devo guidare per due ore buone prima di arrivare.
Le Blue mountains, sono un parco naturale a Ovest di Sydney, caratterizzate da una natura quasi incontaminata che si perde a vista d’occhio, vallate immense e viste spettacolari sulla natura australiana.
Ancora una volta devo ringraziare Google earth, in quanto ci sono un paio di View points segnalati dalle guide turistiche, ma io ne ho trovato uno che non è segnalato da nessun cartello ma che proprio per il fatto di non essere conosciuto e soprattutto frequentato, lo rende molto più bello delle terrazze panoramiche piene di turisti.
Finiamo in una strada sterrata che ci porta su uno spiazzo di roccia molto grande dal quale si può ammirare in tutto il suo splendore, la vallata sottostante grazie a uno strapiombo di un centinaio di metri che toglie il fiato.













Dopo aver fatto migliaia di foto, percorso sentieri e scalato pareti di roccia, anche questa visita è finita, ed è arrivato il momento di salutare Giacomo e il suo amico, loro torneranno a Sydney in treno, io e Luca invece, continueremo il nostro viaggio in direzione di Byron Bay. Come sempre il momento dei saluti non è mai nei miei momenti preferiti, con Giacomo abbiamo vissuto un bel viaggio e delle belle esperienze che ci porteremo dentro per sempre, ci salutiamo al prossimo incontro in terra italiana e imbocchiamo l’autostrada, ci aspettano un bel po’ di ore di viaggio, la musica e le chiacchiere fanno scorrere velocemente l’asfalto sotto le ruote e in tarda serata arriviamo finalmente a vedere le luci del faro che contraddistinguono questo paese.
Troviamo uno spiazzo isolato e ci addormentiamo ancora una volta in macchina, ancora una volta in mezzo a una strada, ancora una volta in attesa del giorno che verrà.