Anche la parentesi wellingtoniana purtroppo
deve finire. Sono rimasti solo più due giorni da passare insieme e allora ci
rimettiamo in macchina, direzione Auckland, che, come ho già detto ce la
saremmo tenuta per ultima.
Il viaggio procede bene, sempre in mezzo a
paesaggi stupendi, alcuni già visti, alcuni nuovi, ma sempre emozionanti.
Ci aspetta la tappa più lunga qui in Nuova
Zelanda, dobbiamo attraversare l’isola da Sud a Nord, 600 chilometri che
passano tutto sommato abbastanza bene, con le poche tappe giusto per pranzo e
rifornimento.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a destinazione,
cerchiamo l’ostello che abbiamo prenotato, e dopo aver girato mezz’ora per
cercare parcheggio possiamo sistemarci nella nostra stanza e andare a cercare
un posto dove fare cena.
Ma
spendiamo qualche parola sulla città.
Auckland a me è piaciuta abbastanza, ma meno
di molti altri posti visti durante questo viaggio. Non so, è un po’ troppo
grande e caotica per i miei gusti, forse sei mesi a Brisbane mi hanno abituato
troppo bene, e ora è difficile trovare una città con le stesse “proporzioni”.
Comunque una cosa che si nota subito è il
sali-scendi delle strade, è costruita, come anche Wellington peraltro, su un
terreno poco pianeggiante, il che rende alla lunga abbastanza faticoso girarla
a piedi. Ma lo stile rimane quello di una città molto nuova e pulita, anche la
zona del porto, che in molte città è sinonimo di sporco e anche criminalità,
per i nostri occhi, nuovi di queste parti, è una bella zona piena di belle vie e
di locali che la notte animano questa parte della città.
Purtroppo non mi ricordo bene come mai, in
realtà sto scrivendo il blog a distanza di mesi, ma girando per Auckland non ho
portato dietro la macchina fotografica, forse anche complice la stanchezza, e
il fatto che la sera che siamo arrivati, abbiamo fatto un giro in centro solo
per trovare un posto in cui mangiare e poi siamo andati a letto relativamente
presto, preferendo fare i turisti il giorno dopo. Ma non ho quasi nessuna foto
della città.
Infatti anche la mattina dopo, l’intento
principale era di vedere la città, ma dati i prezzi di alcune attività da fare,
e la poca presenza di “monumenti o comunque cose da vedere”, abbiamo deciso di
attraversare il ponte sulla baia e cercare un punto in cui fare qualche foto
allo skyline, con la promessa nel frattempo di decidere il da farsi.
Una volta fatte due o tre foto, non sapendo
bene come occupare l’ultima giornata in città, Luca si fa venire in mente
un’idea geniale, se in città non c’è niente che vogliamo fare, usciamo, e
andiamo a vedere una spiaggia più a Sud famosa per le sue scogliere.
Il particolare che contraddistingue questa
spiaggia è che è a 260 chilometri da Auckland, e oltretutto ci siamo passati
affianco il giorno prima…
Ma se lui è un po’ tuonato, io lo sono di più,
diciamo che ci siamo trovati, e allora via, nuovamente al volante, nuovamente a
macinare chilometri insieme verso l’ultima vera tappa di questa avvenutra.
Dopo
tre orette di macchina arriviamo a Tongaporutu, un piccolissimo paesino nella
costa Ovest dell’isola.
La giornata è splendida, parcheggiamo, e ci
incamminiamo su una spiaggia totalmente nera.
Non so bene da cosa sia dovuto, forse è sabbia
vulcanica, ma non sono qui per fare la guida turistica, quindi se vedo che il paesaggio
è bello a me basta e avanza.
Ovviamente non ha niente a che fare con le
spiagge australiane, sono due tipologie totalmente diverse. L’Australia ha
spiagge da isola tropicale, enormi, bianchissime e acqua cristallina, la Nuova
Zelanda non so come mai dato che non ci sono mai stato, ma mi viene da
paragonarla di più all’Irlanda, scogliere, coste frastagliate, mare di un blu
scuro ipnotizzante… Forse un tipo di spiaggia che rispecchia molto di più i
miei ideali.
Comunque sia, il posto è davvero carino, la
guida dice che qualche centinaio di metri più avanti c’è uno scoglio enorme che
ricorda un elefante, che è poi l’attrazione del posto, ma sfiga vuole che
bisogna fare anche i conti con la natura, e l’alta marea ci impedisce di
arrivarci.
Ma ormai qui non ci facciamo scoraggiare, e
con il nostro metodo ormai collaudato si inizia a girare in macchina per le
stradine più impervie e nascoste della zona. Questo metodo è un po’ alla cieca,
ma alla fine regala sempre un sacco di soddisfazioni, e così ci troviamo in una
strada di campagna, dove dobbiamo parcheggiare e ci godiamo una bella camminata
in mezzo ai campi, un cielo così blu non credo di averlo mai visto.
Purtroppo la strada non va molto avanti e a un
certo punto siamo costretti a tornare indietro. Decidiamo allora di iniziare a
tornare indietro e di fermarci da qualche parte a vederci il tramonto sul mare,
dato che in tutti sti mesi anche volendo ci è stato impossibile.
Arriviamo in un posto chiamato Taranaki e
subito mette allegria in quanto ci sono 3 cartelli in sequenza di bevenuto, che
poi visti al contrario sono di saluti. Che dire anche qui in Nuova Zelanda con
i cartelli stradali sono messi bene…
E di conseguenza andando via...
Il posto in cui ci fermiamo è un paesino molto
piccolo, credo di villeggiatura, in quanto molte case sembrano chiuse, e non
c’è quasi anima viva.
Aspettando il tramonto ce la contiamo un po’
ammazzando il tempo facendo qualche foto, tanto per cambiare!
Che cosa aggiungere?
Questi mesi in Australia sono stati splendidi,
questo viaggio ci ha regalato viste e paesaggi paradisiaci, ma effettivamente
l’unica cosa che manca alla costa Est è solo il tramonto sul mare…
Ormai l’aria che si respira è quella della
fine del viaggio. Tra poche ore Luca avrà l’aereo che lo porterà in Nuova
Caledonia, a me rimarrà ancora un giorno e poi tornerò a casa a Brisbane, ma
questa volta sarà diverso. Tronerò giusto per cercare una macchina e qualcuno
che mi accompagni alla ricerca delle farm per il rinnovo del visto. La prima
parte di questa mia avventura si sta per chiudere con la fine di questa vacanza
spettacolare, da dopodomani mi attenderà di nuovo l’ansia di non sapere se
troverò qualcosa, se riuscirò a rinnovare il visto…
Ma ora non è il momento di questi pensieri.
Torniamo ad Auckland per fare cena e berci un’ultima birra insieme.
Andiamo a dormire in un’area di servizio poco
lontano in quanto l’aereo di Luca parte la mattina presto e non aveva senso
spendere i soldi di un ostello per solo qualche ora di sonno.
La sveglia suona che non c’è ancora luce
fuori, ci rimettiamo in sesto per quanto possibile e ci avviamo all’aeroporto
dove ci aspetta una coda infinita di persone, sembra che debbano partire tutti
sta mattina, tanto che Luca rischia di perdere il volo, rallentato dalle
pratiche per spedire l’attrezzatura del kite-surf, ma il personale notando il
grande ritardo lo fanno arrivare all’aereo passando dall’area della prima
classe, il che rende il nostro saluto un abbraccio veloce, ma con la promessa
di rivederci dall’altra parte.
Per lo meno con lui so che ci sarà sicuramente
quella “prossima volta” alla fine abitiamo a 200 km di distanza. Ma comunque
dopo un’esperienza del genere un po’ di magone credo che sia naturale. Abbiamo
condiviso moltissimo da quando ci siamo conosciuti, è nata una bella Amicizia
che non finirà di certo ora.
Io corro fuori, prendo la macchina e mi fiondo
in un parcheggio a fianco della pista aspettando di vedere il suo aereo
partire. Eheheh mi sento tanto un genitore, che come ha fatto mia madre a suo
tempo ha aspettato di vedere il suo figliolo partire, con la differenza che
nonostante io sia il “vecchio” (n.d.r. Luca se stai leggendo non darti arie che
come ti dico sempre il vecchietto ti piscia addosso ancora quando vuole), non è
un figlio che vedo partire ma un grande Amico.
Sto ancora un po’ li, non ho voglia di fare
molto altro in questo momento, e andare affianco agli aeroporti a vedere la
gente che parte, è sempre stato un passatempo che mi ha sempre rilassato molto
anche in Italia, è un modo alternativo per stare da solo un po’ con me stesso e
pensare ai fatti miei, inoltre mi ha sempre affascinato il mondo degli
aeroporti, veder decollare quegli enormi aerei pensando a dove sono diretti,
pieni di centinaia di persone, centinaia di storie diverse… oh ognuno ha le sue
debolezze, quella è una delle mie.
Ma non lasciamoci prendere dalla depressione
perché nonostante ora sia solo, mi attende ancora un po’ di strada da fare, c’è
un’ultima meta da visitare, uno dei motivi per cui sono venuto in Nuova
Zelanda. Come già sapete, uno dei motivi principali di questo viaggio, per me,
è stato il Signore degli Anelli e il fatto che sia stato girato qui, quindi ora
la meta è la location per eccellenza, La Mecca per ogni fan del film come me,
il paese si chiama Matamata, la location è Hobbiton!!