Come promesso riprendo il blog dal racconto
del viaggio intrapreso dopo la mia vacanza italiana.
Here it is…
Ed è di nuovo Australia!
Iniziamo con il dire che per la terza volta ho
avuto la fortuna di passare la parte di viaggio lunga con tre sedili liberi,
ormai inizio a credere che non sia solo stata una botta di fortuna… Meglio
così.
Appena arrivato all’aeroporto, ho rivissuto i
momenti in cui ero atterrato la prima volta ad Agosto, ma sta volta con occhi
ovviamente diversi, primo dettaglio, era mattina e non sera, e poi uscire dalle
porte e vedere il lontananza quello skyline che per mesi è stato così
familiare, mi ha fatto sentire di nuovo a casa. Altra cosa che mi ha aiutato a
sentire il ritorno in patria Australiana è stata la temperatura, mi ero dimenticato
quel caldo. Mai come quella mattina non vedevo l’ora di tornare a casa per
farmi una doccia!
Rivedere pian piano tutti è stato bellissimo,
a partire dalle mie coinquiline, a finire con gli amici di sempre. Ero
finalmente ritornato a quella vita che tanto ho amato. Anche se aleggia sempre
una sensazione strana, in quanto ho solo 4 o 5 giorni e poi si parte a fare un
po’ il turista, dato che non l’ho fatto per sei mesi, ora, come già detto in
passato, mi prendo 20 giorni con Luca per girare tutta la East Coast…
Alla fine si è unito a noi un nostro amico
fiorentino, Giacomo, che sta con noi fino a Sydney e poi lui si ferma li.
Arriva anche il giorno della partenza, è una
mattina calda, vado ad affittare la macchina, è molto bella, nuova e grande,
una Toyota Camry azzurrina, ok il colore non è il massimo ma alla fine
chissene.
Faccio un giro a raccattare i miei bagagli, e
i miei compagni di viaggio e per la tarda mattinata siamo in partenza,
direzione… non specificata, o meglio, nord. Il programma generale è arrivare
fino a Cairns, tornare indietro fino a Sydney, per poi finire il tutto di nuovo
a Brisbane, dove io e Luca prenderemo l’aereo per la Nuova Zelanda.
Il viaggio inizia con lo spirito al massimo e
la strada che corre veloce fuori dai finestrini, fin troppo veloce in realtà,
dovremmo fermarci in Sunshine coast perché Luca vuole approfittarne e fare un
po’ di Kite surf, ma dopo un po’ ci accorgiamo di aver superato la meta di
qualche chilometro, torniamo indietro e viviamo la prima tappa ufficiale del
viaggio, mentre Luca si diletta con il suo nuovo giocattolino, io e Giacomo ce
la contiamo in spiaggia a guardare la marea di gente che data la giornata
perfetta da Kite ci deliziano con salti e acrobazie.
Il pomeriggio passa in fretta e il tempo inizia
a guastarsi, allora decidiamo di mangiare qualcosa prima di proseguire il
viaggio. Cerchiamo un parco con qualche barbecue elettrico, tanto qui sono
comuni come le fontanelle per l’acqua da noi, e consumiamo il nostro pasto
fatto di avanzi di fettine di carne e patate crude messe sulla piastra nella
speranza che dopo un po’ di cottura diventassero mangiabili… per la cronaca no,
se sono crude non ci si può fare niente… oh uno ci spera!!!
Finita la cena si riprende a macinare
chilometri finchè ce la si fa, la prossima tappa dovrebbe essere Withsunday
Island, famosa per avere una delle spiaggie più belle del mondo.
Il tempo per ora non è dalla nostra parte, le
nuvole coprono il cielo e la pioggia va e viene, ma per fortuna non ci
scoraggia più di tanto, e le ore passano fra la musica e le chiacchiere,
condite dal caffè più schifoso che abbia mai bevuto preso in una “stazione di
servizio” nel bel mezzo del nulla cosmico.
Ok, ora apro una lunga parentesi a proposito
delle strade Australiane. Quando uno pensa alle autostrade australiane, a
quelle due al massimo tre strade principali che collegano Brisbane a Cairns, si
immagina quantomeno una strada come le nostre, due o tre corsie per ogni
carreggiata dritte come spaghetti per tutte le centinaia di chiometri che
separano le due città. Bene, se quella è l’immagine che avete in testa, è una
grande cazzata!!! Le “autostrade” degne di quel nome, sono solo attorno i
grossi centri urbani, e per grossi intendo 6 o 7 in tutta l’Australia, il resto
sono solo strade a una carreggiata con due sole corsie, insomma, una strada di
campagna. Ma la cosa torbida, quella che ti fa salire la voglia di scomodare
una lunga lista di santi, è che ogni volta che devi sorpassare un camion o
qualche buontempone che nonostante i già miseri 110km/h di limite massimo,
decide di andare anche più piano, rendendo quelle strade già di per se
lunghissime, qualcosa di eterno. Le uniche vie di fuga sono regalate ogni 10-20
km da delle apposite corsie di sorpasso della lunghezza di si e no 1km, in cui
la strada acquisisce una corsia extra alternando prima un senso di marcia e poi
l’altro, dantoti quindi la possibilità di sorpassare all’incirca ogni 20 minuti
nella speranza che la colonna di macchine non sia troppo lunga altrimenti
bisogna aspettare la corsia che ci sarà dopo.
Altra grande e simpatica particolarità delle
strade australiane, è la presenza di cartelli stradali fantastici, a partire
dai giochi per non addormentarsi finendo ai cartelli che riprendono le frasi
dei bambini che chiedono ai genitori quanto manca, e quelli dei genitori che
rispondono. Qui c’è qualche esempio di come la mentalità di questo Paese che
per certi aspetti trovo fantastica, abbia condizionato anche il tipo di
segnaletica.
Detto questo, ritorniamo a dove ci eravamo lasciati,
sosta caffè/acqua putrida e via di nuovo con la decisione di arrivare più a
Nord possibile, abbiamo pochi giorni e i chilometri sono tanti.
A notte inoltrata arriviamo in un paesino
abbastanza sperduto in riva al mare dove decidiamo di pernottare. Giriamo
qualche minuto alla ricerca di un angolino dove poter parcheggiare senza essere
disturbati, in quanto in teoria dormire per la strada tecnicamente è illegale,
ma questo viaggio è partito all’insegna del risparmio, e quindi di ostelli per
ora non se ne parla.
Trovata una strada che finisce nel nulla
parcheggiamo e ci apprestiamo alla prima notte in macchina. Fuori piove a
dirotto e tira vento, il che per ora non è neanche così negativo, in quanto la
temperatura non è molto alta e riusciamo a dormire quasi bene.
La mattina ci si sveglia con la pioggia che
continua a cadere, meno della sera prima, ma il tempo non è il massimo.
Lasciamo il paese venendo fermati dalla polizia che in un posto di blocco fa
l’Alcol test alle 8 di mattina a tutte le macchine che passano… Questo rende
anche bene l’idea di un lato di questo Paese non proprio positivo come quello
dei cartelli stradali.
Dopo aver percorso quasi 1200 km da Brisbane,
siamo in avvicinamento all’incrocio da prendere per arrivare a Whitsunday
Island che il tempo continua ad essere brutto e un po’ demoralizzati decidiamo
di andare oltre e sperare che il cielo ci dia tregua nel viaggio di ritorno.
Guidiamo fino a Cairns per i restanti 500 km
con il morale che inizia a calare un pochino, la pioggia non smette e manda un
po’ in fumo l’idea che ci eravamo fatti di questo viaggio. L’idea era quella di
fermarsi qualche oretta anche a Rainbow Beach, un’altra bella spiaggia degna di
nota ma che purtroppo non siamo riusciti a vedere.
Abbastanza stravolti dai 1700 km fatti in meno
di 36 ore, arriviamo finalmente a Cairns e… FA CALDO!!!!!!!! TANTO!!!!! E’
ormai sera, ma c’è un’aria calda e umida che mi ricorda molto quella respirata
nella balconata dell’aeroporto di Singapore. Prima cosa che noto della città è
che alla fine è davvero piccola. Lo sapevo già, l’avevo vista mille volte su
google earth, ma non me la immaginavo così tanto concentrata in 4 o 5 vie
principali, ma soprattutto quando uno mi parlava di Cairns a me veniva in mente
un’immagine di una città su un mare stupendo, forse anche una Miami in versione
molto mini, invece la città è si sul mare, ma non esiste neanche la spiaggia,
c’è uno scalino alto un metro e mezzo che da su una baia piccola e anche
abbastanza puzzolente, e un po’ come a Brisbane se uno vuole farsi il bagno,
nel parco che separa la città dalla costa c’è un’enorme piscina pubblica.
Pensandoci bene uno dovrebbe anche
aspettarselo, fare il bagno in queste acque comunque può essere anche
abbastanza pericoloso, in quanto sono pieno habitat della Box Jellyfish, la
medusa più velenosa del mondo nonché i soliti amici squali. Però proprio me la
immaginavo diversa, ma soprattutto me la immaginavo anche un po’ più viva! Se
c’è una cosa alla quale non mi abituerò quasi mai è alle abitudini legate agli
orari che hanno qui. Dopo tutta quella strada fatta, il caldo umido, il bagno
nel mare fatto il giorno prima mentre Luca andava sul Kite, e una notte in
macchina, volevamo cercare un’ostello per una notte sola per poterci fare una
doccia, ma niente, tutte le reception già chiuse e nessuna possibilità di
prendere una stanza. Per fortuna se le reception sono chiuse, le porte sono
aperte e ne approfittiamo per farci comunque una doccia in un ostello almeno da
rinfrescarci un po’ e andare alla ricerca del nostro solito posto in cui
nascondere la macchina e poter passare la notte. Dopo una mezz’oretta forse più
di vagabondaggio per le vie di Cairns, Luca riesce a trovare una via senza
uscita e senza case, nella quale passo la notte più brutta del viaggio. La pioggia
caduta fino a poche ore prima che con il caldo aumenta l’umidità del 200%,
clima del quale gli insetti gioiscono. Dormire con le porte chiuse è
impossibile, alla fine optiamo per tenere le porte aperte, solo i finestrini
non sono abbastanza, e anche così finisce questa giornata.
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