sabato 6 luglio 2013

Cairns

Passata la notte più calda della mia vita ci svegliamo con il tempo che pian piano migliora, anche se resta a tratti ancora nuvoloso. Andiamo a fare colazione, prendendoci qualche minuto per decidere che fare nei prossimi due giorni che abbiamo intenzione di rimanere qui.

Se uno dice Cairns di conseguenza dice Great Barrier Reef, quindi andiamo a prenotare per il giorno dopo un’escursione che durerà tutto il giorno e che ci porterà a largo in uno dei tanti reef che ci sono davanti alla costa di Cairns, con 100$ mi porto a casa il tour completo di pranzo e due sessioni di snorkeling, ma di questo ne parleremo in seguito. Per ora rimaniamo di fare un giro veloce per Cairns e decidere come occupare il resto della giornata.
La città come ho detto nel post precedente non è niente di che, allora decidiamo di prendere la macchina e di farci un giro. Con le cartine satellitari di google cerchiamo qualche spiaggia che dall’alto possa sembrare carina.
Aver fatto questo viaggio in macchina, se da un lato può essere stremante e scomodo tanto che la sera prima della partenza, gente che non conoscevamo ci diceva: “ah voi siete quelli del viaggio in macchina, voi siete pazzi!”, dall’altro ci permette di poter girare liberamente alla faccia di chi a Cairns ci viene comodo comodo in aereo. E proprio grazie a questo, ci siamo imbattuti in una delle strade che reputo più belle del viaggio.














Questa strada, oltre che essere a parer mio bellissima, porta a una comunità aborigena. Non ne avevo mai viste prima, in realtà neanche ne conoscevo l’esistenza. Praticamente è un paesino abitato esclusivamente da aborigeni nel quale si può entrare senza problemi, continuando a guidare, la strada diventa sterrata e finisce in mezzo alla foresta, dove si possono vedere capanne molto rudimentali, e anche qualche segno che fa capire quanto i nativi Australiani siano contenti di essere stati colonizzati.
La cosa che mi ha fatto più impressione, è questo cartello qui. 


In sostanza dice che da quel punto la strada non è più pubblica, ma che diventa a tutti gli effetti proprietà della comunità aborigena di Yarrabah, e che non si può entrare senza un permesso scritto dalla comunità stessa, pena la persecuzione penale.
Questo fa capire molto di come queste popolazioni ci tengano alla loro terra, e di come facciano di tutto per tenersela stretta.





Da quel poco che sono qui, ho imparato qualcosa sugli aborigeni e sulla storia di questo Paese, e non ne parlerò ora perché potrei scriverne un libro, ma dico solo che se da un lato sono molto d’accordo con questa linea di condotta, dall’altro è brutto vedere che il razzismo e le distinzioni fra nativi e non è forte oggi come sempre.








Comunque questa piccola gita fuori Cairns ci porta a scoprire dei paesaggi meravigliosi che mi fanno ricredere sul “mare” visto in città, anche se continua a rimanere un mare bello da vedere, ma non da farci il bagno, ovunque ci sono cartelli che avvertono la presenza di coccodrilli, e sulle spiagge, ogni 50-100 metri ci sono taniche di aceto che in caso di puntura di medusa, è l’unica cosa che versata sopra la ferita può dare qualche possibilità di sopravvivenza.
Tornati in città prendiamo una camera d’ostello, il clima è davvero troppo caldo la notte, e almeno possiamo disporre di un bagno senza troppi problemi.
E’ l’alba del quarto giorno, lasciamo l’ostello e ci dirigiamo al porto.
Una barca ci attende per portarci in mezzo alla Barriera Corallina!!!
Un’altra bella tacca da spuntare nel mio libro “Obiettivi vita”. Parte la navigazione, con tutte le spiegazioni di rito ai vari gruppi, chi fa solo snorkeling, chi fa anche sub come principiante e chi ha già brevetti che può andare più a fondo. Mio malgrado ho dovuto optare per fare solo snorkeling in quanto da piccolo ho avuto qualche problema al timpano dell’orecchio sinistro, e magari non succede niente anche se provo sub, ma essendo all’inizio del viaggio, e per di più in un paese straniero, ho voluto evitare di rischiare qualsiasi complicazione.
Dopo un’oretta e mezza di navigazione arriviamo sul posto, uno degli ultimi reef prima dell’oceano aperto.
Indosso muta, maschera e pinne e mi metto sulla passerella in acqua.
Il mare mi piace un sacco, lo adoro, ma l’oceano aperto mi lascia un senso di inquietudine, è la prima volta che mi trovo a nuotare a largo a parecchi km dalla costa, i primi due minuti devo dire che sono stati molto emozionanti, a tratti ero anche spaventato, non so bene da cosa, non chiedetemelo, ma il mio cervello è andato un po’ in sbattimento i primi momenti in acqua, vedere, o meglio, non vedere il fondo e sapere di essere in mare aperto mi ha innervosito parecchio.
Per fortuna dopo due minuti di annaspamenti mi sono fermato un attimo, ho pensato bene a dove ero e a cosa stavo facendo e mi sono calmato, e come mio solito, da quel momento sarei voluto restare li a nuotare all’infinito.
Per quanto riguarda quest’esperienza, le parole che ho da spendere sono proprio poche e comunque non renderebbero un decimo di quello che ho vissuto. Allora faccio parlare le foto che abbiamo fatto…




































Che dire, un’esperienza che mi porterò nel cuore tutta la vita! Purtroppo quelle foto sono state fatte durante la sessione pomeridiana di snorkeling, e non ci sono molti pesci, la mattina invece ne ho visti un sacco e molto più colorati, ma la go pro la stava tenendo Luca che ha fatto sub. Vorrei caricare il video, ma è di dimensioni abnormi.
Comunque se la barriera corallina ha lasciato un segno dentro il mio cuore, io ne ho lasciato uno tangibile anche se involontariamente, mentre mi toglievo un guanto per fare le foto ho perso un anello nel bel mezzo di un banco di coralli, l’unica fortuna è che non era il mio anello, quello con la frase, altrimenti avrei prosciugato l’oceano per ritrovaro.
Infondo però mi piace anche un po’ l’idea che un oggetto che è stato mio ora riposi sul fondo dell’oceano… fa molto vecchietta del Titanic che lancia la collana in mare!!!!
Tornati al porto saliamo in macchina e iniziamo a tornare indietro, nuovamente con destinazione Whitsunday Island, sperando che il tempo ci assista…
Come non detto, appena partiti ci assale il temporale più forte che abbia mai visto in vita mia. Non vedevo a 4 metri da me, tergicristalli completamente inutili, tuoni, fulmini e saette… Ma noi siamo più forti di qualsiasi avversità metereologica, e non saranno quei 7-8 quintali di acqua per centimetro quadrato che cadono ogni secondo a fermarci dall’andare avanti nei 500 km che dobbiamo fare prima di arrivare alla nostra meta.
Dopo un’ora di pioggia per fortuna il tempo migliora, e arriviamo sani e salvi nel paesino in cui il giorno dopo prenderemo la barca che ci porterà in una delle spiagge più belle del mondo.





Nessun commento:

Posta un commento