Passata la notte più calda della mia vita ci
svegliamo con il tempo che pian piano migliora, anche se resta a tratti ancora
nuvoloso. Andiamo a fare colazione, prendendoci qualche minuto per decidere che
fare nei prossimi due giorni che abbiamo intenzione di rimanere qui.
Se uno dice Cairns di conseguenza dice Great
Barrier Reef, quindi andiamo a prenotare per il giorno dopo un’escursione che
durerà tutto il giorno e che ci porterà a largo in uno dei tanti reef che ci
sono davanti alla costa di Cairns, con 100$ mi porto a casa il tour completo di
pranzo e due sessioni di snorkeling, ma di questo ne parleremo in seguito. Per
ora rimaniamo di fare un giro veloce per Cairns e decidere come occupare il
resto della giornata.
La città come ho detto nel post precedente non
è niente di che, allora decidiamo di prendere la macchina e di farci un giro.
Con le cartine satellitari di google cerchiamo qualche spiaggia che dall’alto
possa sembrare carina.
Aver fatto questo viaggio in macchina, se da
un lato può essere stremante e scomodo tanto che la sera prima della partenza,
gente che non conoscevamo ci diceva: “ah voi siete quelli del viaggio in
macchina, voi siete pazzi!”, dall’altro ci permette di poter girare liberamente
alla faccia di chi a Cairns ci viene comodo comodo in aereo. E proprio grazie a
questo, ci siamo imbattuti in una delle strade che reputo più belle del
viaggio.
Questa strada, oltre che essere a parer mio
bellissima, porta a una comunità aborigena. Non ne avevo mai viste prima, in
realtà neanche ne conoscevo l’esistenza. Praticamente è un paesino abitato
esclusivamente da aborigeni nel quale si può entrare senza problemi,
continuando a guidare, la strada diventa sterrata e finisce in mezzo alla
foresta, dove si possono vedere capanne molto rudimentali, e anche qualche
segno che fa capire quanto i nativi Australiani siano contenti di essere stati
colonizzati.
La cosa che mi ha fatto più impressione, è
questo cartello qui.
In sostanza dice che da quel punto la strada non è più
pubblica, ma che diventa a tutti gli effetti proprietà della comunità aborigena
di Yarrabah, e che non si può entrare senza un permesso scritto dalla comunità
stessa, pena la persecuzione penale.
Questo fa capire molto di come queste
popolazioni ci tengano alla loro terra, e di come facciano di tutto per tenersela
stretta.
Da quel poco che sono qui, ho imparato
qualcosa sugli aborigeni e sulla storia di questo Paese, e non ne parlerò ora
perché potrei scriverne un libro, ma dico solo che se da un lato sono molto
d’accordo con questa linea di condotta, dall’altro è brutto vedere che il
razzismo e le distinzioni fra nativi e non è forte oggi come sempre.
Comunque questa piccola gita fuori Cairns ci
porta a scoprire dei paesaggi meravigliosi che mi fanno ricredere sul “mare”
visto in città, anche se continua a rimanere un mare bello da vedere, ma non da
farci il bagno, ovunque ci sono cartelli che avvertono la presenza di
coccodrilli, e sulle spiagge, ogni 50-100 metri ci sono taniche di aceto che in
caso di puntura di medusa, è l’unica cosa che versata sopra la ferita può dare
qualche possibilità di sopravvivenza.
Tornati in città prendiamo una camera
d’ostello, il clima è davvero troppo caldo la notte, e almeno possiamo disporre
di un bagno senza troppi problemi.
E’ l’alba del quarto giorno, lasciamo
l’ostello e ci dirigiamo al porto.
Una barca ci attende per portarci in mezzo
alla Barriera Corallina!!!
Un’altra bella tacca da spuntare nel mio libro
“Obiettivi vita”. Parte la navigazione, con tutte le spiegazioni di rito ai
vari gruppi, chi fa solo snorkeling, chi fa anche sub come principiante e chi
ha già brevetti che può andare più a fondo. Mio malgrado ho dovuto optare per
fare solo snorkeling in quanto da piccolo ho avuto qualche problema al timpano
dell’orecchio sinistro, e magari non succede niente anche se provo sub, ma
essendo all’inizio del viaggio, e per di più in un paese straniero, ho voluto
evitare di rischiare qualsiasi complicazione.
Dopo un’oretta e mezza di navigazione
arriviamo sul posto, uno degli ultimi reef prima dell’oceano aperto.
Indosso muta, maschera e pinne e mi metto
sulla passerella in acqua.
Il mare mi piace un sacco, lo adoro, ma
l’oceano aperto mi lascia un senso di inquietudine, è la prima volta che mi
trovo a nuotare a largo a parecchi km dalla costa, i primi due minuti devo dire
che sono stati molto emozionanti, a tratti ero anche spaventato, non so bene da
cosa, non chiedetemelo, ma il mio cervello è andato un po’ in sbattimento i
primi momenti in acqua, vedere, o meglio, non vedere il fondo e sapere di
essere in mare aperto mi ha innervosito parecchio.
Per fortuna dopo due minuti di annaspamenti mi
sono fermato un attimo, ho pensato bene a dove ero e a cosa stavo facendo e mi
sono calmato, e come mio solito, da quel momento sarei voluto restare li a nuotare
all’infinito.
Per quanto riguarda quest’esperienza, le
parole che ho da spendere sono proprio poche e comunque non renderebbero un
decimo di quello che ho vissuto. Allora faccio parlare le foto che abbiamo
fatto…
Che dire, un’esperienza che mi porterò nel
cuore tutta la vita! Purtroppo quelle foto sono state fatte durante la sessione
pomeridiana di snorkeling, e non ci sono molti pesci, la mattina invece ne ho
visti un sacco e molto più colorati, ma la go pro la stava tenendo Luca che ha
fatto sub. Vorrei caricare il video, ma è di dimensioni abnormi.
Comunque se la barriera corallina ha lasciato
un segno dentro il mio cuore, io ne ho lasciato uno tangibile anche se
involontariamente, mentre mi toglievo un guanto per fare le foto ho perso un
anello nel bel mezzo di un banco di coralli, l’unica fortuna è che non era il
mio anello, quello con la frase, altrimenti avrei prosciugato l’oceano per
ritrovaro.
Infondo però mi piace anche un po’ l’idea che
un oggetto che è stato mio ora riposi sul fondo dell’oceano… fa molto
vecchietta del Titanic che lancia la collana in mare!!!!
Tornati al porto saliamo in macchina e iniziamo
a tornare indietro, nuovamente con destinazione Whitsunday Island, sperando che
il tempo ci assista…
Come non detto, appena partiti ci assale il
temporale più forte che abbia mai visto in vita mia. Non vedevo a 4 metri da
me, tergicristalli completamente inutili, tuoni, fulmini e saette… Ma noi siamo
più forti di qualsiasi avversità metereologica, e non saranno quei 7-8 quintali
di acqua per centimetro quadrato che cadono ogni secondo a fermarci dall’andare
avanti nei 500 km che dobbiamo fare prima di arrivare alla nostra meta.
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