E’ mattina, fa caldo, più caldo che a Sydney,
dopo un breve giro in città, la notte prima, abbiamo optato per appostarci in
una via secondaria un po’ fuori Byron Bay, io mi sveglio per primo, Luca dorme
ancora, scendo dalla macchina e faccio una passeggiata, scopro che siamo vicini
a un centro commerciale, dove entro e compro un po’ d’acqua.
Tornato alla macchina decido con Luca il
programma della giornata, e la prima tappa è Nimbim, un paese sperduto fra le
“montagne” se così possiamo chiamarle della zona, a una 50na di chilometri da
Byron Bay. Togliamo subito ogni dubbio, dicendo che questo micropaesino è
famoso per essere una sorta di comunità Hippie, entrare a Nimbim è un po’ come
entrare in un varco spazio-temporale e ritrovarsi a Woodstock.
Il paese di per sé è minuscolo, una via di 150
metri dove ci sono tutti i negozi e basta! Finito li! Ma l’ambiente è unico, da
una parte tutta la gente visibilmente in piena indigestione da sandwich (how i
met your mother docet) per strada, dall’altra tutti i turisti venuti per
visitare questo piccolo angolo di Australia e a degustare i famosi panini della
zona che sembrerebbero essere tra i più economici e buoni.
I negozi sono a mio parere bellissimi, e la
mentalità molto easy di questo paesino si riflette anche negli orari di
apertura di un negozio di vestiti.
Dopo aver passato un piacevole mattinata in
questa piccola Amsterdam australiana, torniamo a Byron Bay. La nostra meta è il
faro che predomina la città. E’ una passeggiata molto rilassante dalla quale si
può ammirare il panorama fantastico della main beach, che si estende per
parecchi chilometri a sud di Byron, dove i surfer un po’ più navigati cavalcano
le alte onde che arrivano dall’oceano aperto. Questa spiaggia è un po’ più
periferica, mentre quella sul quale si affaccia il paese è a Nord del faro, a
differenza della prima ha le correnti molto più deboli in quanto è parte di una
grossa insenatura che permette ai surfer principianti di allenarsi in acque più
calme.
Ma come sempre è meglio lasciare la parola
alle immagini che spiegano molto meglio il paesaggio.
Altra particolarità di questo promontorio è il
fatto che è il punto più a Est di tutta l’Australia
Non c’è molto da dire di Byron Bay, è un
tipico paesino di mare, pieno zeppo di ostelli e di gente di passaggio che
viene per la fama di essere una delle zone più turistiche della costa Est, i
surf camp abbondano, e ora che ci sto vivendo anche di inverno posso dire che
la sua fama se la merita tutta, anche se in bassa stagione ovviamente è meno popolata.
La cosa che mi piace di Byron, e che per altro ha in comune con molti posti in
Australia è il fatto che per quanto sia una delle mete più conosciute, non c’è
tutta quella ressa che contraddistingue località di mare italiane come
potrebbero essere Rimini o Riccione, e un’altra cosa che apprezzo un sacco di
questo Paese è l’assenza di stabilimenti balneari. Tutte le spiagge sono
libere, anche perché sicuramente fallirebbero dopo 5 minuti, con tutti i
chilometri di spiagge a 2 minuti dai centri abitati sarebbe una follia sperare
che la gente paghi per qualcosa che potrebbe avere facendo 3 chilometri in
macchina, anche se questo succede eccome in Italia, non posso non pensare alle
mie vacanze in Toscana, chilometri e chilometri di spiagge libere e tutti a
pagare le sdraio una follia per avere 50 centimetri quadrati di sabbia
piuttosto di camminare 200 metri. Io sarò fissato, ma vivere qui mi ha
provocato la critica facile al nostro “bel paese”.
Tornando al nostro viaggio, ci prendiamo due
giorni di totale relax nel quale provo anche questo benedetto Surf che qui è
popolare come il calcio da noi…
Provato e ahimè miseramente fallito, in quanto
dopo 20 minuti che annaspavo in acqua tentando di muovermi senza risultato, sono
stato sbattuto contro degli scogli ricavandone la schiena totalmente graffiata
e sanguinante. Non so come, ma continuavo a “remare” ma senza spostarmi di
mezzo centimetro finchè la corrente ha avuto la meglio. Dopo questa esperienza
ho capito di adorare gli sport acquatici ma solo se l’acqua è sotto forma di
piccoli cristalli ghiacciati.
Non è detto che in futuro ci ritenterò ma ora
come ora non ne sono molto attirato, forse mi manca la giusta motivazione.
Tanto meglio, ne approfittiamo per fare un po’ le lucertole e goderci la pace e
la serenità di essere in vacanza senza nessuna preoccupazione per la testa.
Passata anche questa parentesi, la prossima
tappa è il ritorno a Brisbane, dove passeremo una notte per poi prendere
l’aereo che ci porterà finalmente in Nuova Zelanda. Ma prima facciamo un’ultima
tappa in Gold Coast, dove in teoria dovremmo incontrare una nostra amica ma che
invece era salita a Brisbane, e anche per far fare un ultimo giro a Luca a
salutare uno dei posti che ha fatto parte della sua vita australiana. La
giornata non è il massimo, è abbastanza nuvolosa, quindi restiamo poco, nel
tardo pomeriggio torniamo nuovamente a vedere lo skyline che per mesi è stato
sinonimo di casa.
Facciamo tappa nella casa in cui ho vissuto
negli ultimi mesi per farci una doccia, sistemarci e prepararci per il giorno
seguente.
E qui si conclude la prima parte della nostra
avventura. Stanchi dai tanti chilometri, abbastanza puzzolenti per le poche
doccie fatte, passiamo l’ultima sera a Brisbane incontrando Natacha e Daniela,
due nostre amiche di scuola e nell’appartamento della Browns in cui tutte due
abbiamo vissuto, e dove ora vive Andrea, un ragazzo milanese con il quale siamo
amici e con il quale passiamo una bella serata.
Finalmente ci si addormenta in un letto vero, dopo
6221 chilometri in10 giorni alle spalle e con la mente proiettata al prossimo
viaggio.
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